La Basilica di Santa Maria Assunta in cielo è sita nel borgo antico della città ed è stata sede episcopale fino al 1986.


Oggi è concattedrale della diocesi di Civita Castellana. Costruita su edifici sacri precedenti, l'edificio attuale risale al XII secolo e fu consacrato da papa Innocenzo III nel 1207.Il campanile è uno dei pochi resti della chiesa medievale, iniziato già tra il X e l'XI secolo. In origine era separato dal resto della chiesa; è costruito in tufo ed è suddiviso in quattro ordini di finestre, dalla monofora nel piano più basso, alla quadrifora nel piano più elevato.La bifore e le quadrifore danno al campanile quadrangolare una certa eleganza.La Cattedrale come la vediamo oggi risulta da 3 precedenti edifici il primo di in stile basilicale paleocristiano, il secondo di epoca preromanica intorno al secolo X e infine romanica con i lavori avviati della terza Cattedrale nel 1170, che si conclusero nel 1207 con la consacrazione fatta da papa Innocenzo III a Santa Maria Assunta In Cielo. Non furono lavori di solo adattamento; altrimenti non avrebbero avuto durata di oltre di trent'anni e richiesto la solenne consacrazione del Papa. In seguito sono stati eseguiti dal 1745 al 1753, dei lavori che hanno mutato radicalmente la struttura con elementi barocchi e il vescovo Mons. Giacinto Silvestri, la consacrò nuovamente il 5 maggio del 1753, dopo circa di 7 anni di interventi, e ne stabilì la sacra, ovvero l'anniversario della dedicazione, il 20 ottobre di ogni anno.


VOLTA DELLA NAVATA CENTRALE ED ALTARE MAGGIORE


La imponente volta è da quattro affreschi, realizzati tra il 1892 ed il 1894 da Luigi Fontana, e raffiguranti quattro Santi: S. Dolcissima ,patrona di Sutri, S. Pio V ,per 6 anni vescovo di Sutri e Nepi,poi nominato Papa, S. Felice prete (martire sutrino), S. Ireneo diacono legato al martirio di S.Dolcissima.

L'altare maggiore è situato nel centro del transetto all'incrocio con la navata centrale sotto una volta a padiglione che forma quasi una cupola ribassata e cieca sostenuta da quattro grossi pilastridisposti a quadrato. Marmi policromi lo rivestono sia nella mensa che sul dossale alto che nasconde in parte il coro ligneo dei canonici a due ordini (basso e alto) e addossato all'abside. Ai due pilastri anteriori sono addossati a sinistra il trono vescovile o cattedra in legno, e la sede dei canonici celebranti a destra. Tutto il presbiterio è rialzato dal piano delle navate di tre gradini Anche la volta dell'altare maggiore ha degli affreschi sempre del Fontana che rappresentano i quattro evangelisti.
Nell'abside dietro l'altare vi sono tre affreschi: quello centrale rappresenta l'Assunta, attribuita a Ludovico Mazzanti della scuola del Conca. Gli affreschi laterali rappresentano rispettivamente la Morte e L'incoronazione della Madonna, anch'essi opera del Fontana. Ai lati dell'altare maggiore a destra e sinistra sopra le due porte vi sono quadri ovali che rappresentano uno Benedetto VII e l'altro S. Pio V .
Dietro l`abside vi sono due altari: uno conserva un Crocifisso ligneo che risale alla metà del XIV secolo e quello di S. Pio V a destra, che ne contiene le reliquie che sono raccordati da un ambulacro semilunare che gira intorno all'abside ed è illuminata da ampi finestroni. Una lapide dipinta a calce sul muro ricorda i lavori fatti dal Fontana anni 1892-1894.


NAVATA LATERALE SINISTRA

Vi si trovano tre altari. Il primo è dedicato alla Madonna del SS. Rosario; Di notevole valore storico ed artistico è la Tavola del Santissimo Salvatore,una volta conservata nella cappella centrale della navata di sinistra, e ora esposto al museo di Palazzo Doebbing, sito al lato destro della basilica. E' risalente ai primi anni del XIII secolo, con caratteristiche tipiche della iconografia bizantina, in particolare nella raffigurazione del volto: vi è raffigurato il Cristo benedicente, seduto su un trono tempestato di pietre preziose e perle, che regge un libro nella mano sinistra; il tutto è arricchito dalla vivacità dei colori utilizzati, il rosso per il cuscino, il blu oltremare per la tunica, l'azzurro per il drappo che copre lo schienale, ed il color oro dello sfondo. Il terzo altare è dedicato ai SS. Andrea e Paolo raffigurati in un dipinto del 1580 di Jacopo Zucchi. Fu allievo di Giorgio Vasari, divenne il suo principale collaboratore: partecipò alla decorazione del Salone dei Cinquecento e dello Studiolo di Francesco I in Palazzo Vecchio a Firenze; nel 1572 si stabilì a Roma ,dove eseguì gli affreschi per il palazzo e la villa del cardinale Ferdinando de' Medici. Numerose anche le opere a soggetto sacro realizzate per le chiese di Roma (Santissima Trinità dei Pellegrini, Santo Spirito in Sassia) ,Caprarola a Palazzo Farnese e questa di Sutri .


NAVATA LATERALE DESTRA

Vi sono tre altari dedicati rispettivamente a S. Dolcissima, alla Madonna del Suffragio e a S. Filippo. L'altare di S. Dolcissima Vergine e Martire Patrona di Sutri è arricchito da abbondanti stucchi e dorature barocche e fu edificato, dal sutrino Antonio Cavalli nel 1660 circa . Il quadro che rappresenta la Santa è del pittore inglese Smith (1793) a lato del quadro la statua della patrona di Sutri, S. Dolcissima realizzata in legno e argento, considerata un'opera pregevolissima della scuola del Bernini, di recente restaurata. Ai lati dell'altare due dipinti rappresentano S. Liberato Abate e S. Felice prete (martire di Sutri). Nel secondo altare vi è un bellissimo dipinto del 1600 Santa Madonna del Suffragio che rappresenta la Madonna che libera le anime del Purgatorio; Questo altare e dedicato alle anime dei defunti con dei lumi a luce perpetua, ai lati vi sono due tele rappresentanti: quella di destra S. Luigi Gonzaga, quella di sinistra S. Carlo Borromeo. Il terzo altare è dedicato a S. Filippo Neri e si trova presso ingresso al campanile al momento non visitabile. Ai lati vi sono due tele rappresentanti rispettivamente S. Antonio di Padova e S. Giovanni apostolo ed evangelista. Al centro dell'altare un quadro donato da Papa Francesco in occasione dell'arrivo delle reliquie di Sant'Antonio Abate la cui statua si trova all'inizio della navata destra.


ORGANO


L'organo della Cattedrale proviene dalla chiesa di Santa Maria Sopra Minerva di Roma donato nel 1912 alla Cattedrale. E' un Pacifico Inzoli del 1881 che fu restaurato nel 2004-2005. E un organo a trasmissione meccanica. Due tastiere di 61 tasti (Do1-Do6), collocate a finestra. Tasti diatonici in osso, cromatici in ebano. Pedaliera diritta di 24 pedali (Do1-Si2). Estensione reale: Do1-Si2. Registri inseriti da manette a scorrimento orizzontale e incastro verticale, disposte su 2 colonne a lato destro delle tastiere per il Grand'Organo e su unica colonna a lato sinistro per l'Organo Eco. Totale canne N°1574, di cui 1379 Pacifico Inzoli, 105 canne antiche non originali e 90 nuove.


LA CRIPTA

Attualmente si accede con due piccole rampe di scale che partono dalle fiancate interne alla navata centrale dei due pilastri anteriori dove sono la cattedra vescovile e la sede dei Canonici celebranti E incavata nel masso fu ampliata e trasformata dai Cristiani forse nel cominciare del III secolo o del IVi capitelli sono dell'epoca V e VII secolo. o simbolici. In una delle colonne vi è l'iscrizione — Grimoaldas Praesbyter accola — che fu opera del cittadino Grimoaldo Presbitero - di epoca longobarda. Alcune colonne di marmo furono tolte per fare il fonte battesimale della moderna Basilica posta all'ingresso La cripta conserva colonne di marmo di epoca romana e vari capitelli di epoche diverse (bizantina, longobarda e romanica); degli affreschi che ornavano le pareti restano solo pochi frammenti. In un vano a sinistra dell'abside è conservato un affresco di scuola umbra raffigurante Cristo in croce tra la Madonna e Maria Maddalena. Infine, nella parete di sinistra, è conservato un busto di bronzo di papa Clemente II, vescovo di Bamberga, che fu eletto papa da un concilio che si tenne a Sutri nella chiesa di San Silvestro nel 1046, alla presenza dell'imperatore tedesco Enrico III. Nella cripta tuttora si celebrano suggestive adorazioni eucaristiche a lume di candela.


PAVIMENTO COSMATESCO DELLA BASILICA CONCATTEDRALE


I Cosmati erano marmorari romani che formarono varie botteghe, di cui si ricordano sette membri, appartenuti a quattro diverse generazioni vissute tra il XII e il XIII secolo. Famosi per i loro lavori architettonici, per le loro sculture, ma soprattutto per i loro mosaici e le loro decorazioni realizzate prevalentemente in luoghi ecclesiastici. A rigore, il termine "Cosmati" è una generalizzazione dovuta al fatto che nelle iscrizioni epigrafiche che i marmorari romani lasciarono nelle loro opere, ricorreva spesso il nome di un certo "Cosma" (Cosmas, Cosmatus) di cui, dopo non poche difficoltà interpretative da parte degli studiosi tra la seconda metà del XIX e i primi decenni del XX secolo (Camillo Boito, Gregorovius, Gustavo Giovannoni, Giovambattista De Rossi, ecc.), si riuscì a determinare che tali nomi si riferivano a due artisti appartenenti a due famiglie parallele, ma indipendenti: Cosma di Jacopo di Lorenzo (attestato tra il 1210 e il 1231) e Cosma di Pietro Mellini (1264-1279).
Fu Camillo Boito, in un articolo dal titolo Architettura Cosmatesca, pubblicato nel 1860, ad "inventare" per la prima volta l'aggettivo "cosmatesca", da cui derivano gli altri sinonimi. La famiglia di marmorari romani più importante, che ebbe il privilegio di ricevere le più grandi committenze da parte del papato, fu quella di Tebaldo Marmorario (1100-1150), e soprattutto il figlio Lorenzo di Tebaldo e i successori Iacopo di Lorenzo, Cosma e i figli di quest'ultimo Luca e Iacopo alter. A rigore, quindi, si dovrebbe parlare di opere cosmatesche solo relativamente a quelle realizzate da questa famiglia. La loro fama e maestria nel campo dei mosaici sono state tali che oggi si parla di "stile cosmatesco" per indicare lo stile e le tecniche utilizzate da questi maestri e dai loro imitatori. Del capostipite Tebaldo Marmorario, vissuto a cavallo tra l'XI e il XII secolo, si hanno pochissimi riferimenti. Il figlio Lorenzo, detto appunto "di Tebaldo", è attestato in diversi lavori. Segue il figlio Iacopo "di Lorenzo" e il figlio di quest'ultimo Cosma "di Iacopo" o Cosma I; quest'ultimo, con i suoi due figli "carissimi" Luca e Iacopo II, o "alter" come spesso viene denominato dagli studiosi per distinguerlo dal nonno Iacopo I, sono gli ultimi della generazione della famiglia della bottega cosiddetta "di Lorenzo". I maggiori lavori cosmateschi conosciuti a Roma e nel Lazio, di cui molti firmati dagli stessi artisti, sono riferiti a Lorenzo, Iacopo, Cosma e i figli Luca e Iacopo II.
Quasi tutti i pavimenti musivi delle basiliche e chiese di Roma dovrebbero essere stati realizzati nel periodo compreso tra il papato di Pasquale II (1108-1116) e Onorio III, fino a circa il 1250, dalla bottega marmoraria di Tebaldo, Lorenzo, Iacopo e Cosma, i quali lasciarono scritte a grandi lettere le loro firme. Luca, figlio di Cosma I, è menzionato nel 1255 tra i membri della schola addestratorum mappulariorum et cubiculariorum, che era una carica insignita dal papa alla famiglia di questi marmorari, quindi certamente ereditata dai suoi avi, che dimostrava quanto essi godessero di una elevata condizione sociale grazie ad un rapporto diretto e di grande prestigio con la curia pontificia. Il loro modello ornamentale, in base al quale decorarono chiostri, pavimenti, altari e amboni, si fondava sulla lavorazione di tasselli di pietre dure, di marmo, di pasta vitrea e di oro, collocati in modo da formare temi astratti. Il loro stile derivò in parte dall'arte bizantina e in parte dal gusto classico